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PRIMA GUERRA MONDIALE: IL RICORDO DI UN NOSTRO CONCITTADINO

LEONARDO CURTI, DIRIGIBILISTA. È PRESENTE NEL SACRARIO DI REDIPUGLIA

All’attento osservatore che entra nel Duomo di Cariati non sfugge la lapide che riporta i nomi dei Caduti in guerra nel Primo Conflitto Mondiale. Vi è stata collocata per la nostra Comunità, ha lo scopo di diventare cammino, di essere chiamata a vivere nella storia la missione umana, facendosi memoria vivente per custodire l’Amore per la Patria e per un mondo migliore da consegnare alle future generazioni con la fede cristiana.

Duomo di Cariati
Duomo di Cariati, lapide in memoria dei Caduti della Prima Guerra Mondiale

In testa all’elenco che non rispetta l’ordine alfabetico fa eccezione nel riportare il nome di Leonardo Curti, con a fianco l’attribuzione militare, Dirigibilista che lo distinse nelle delicate e importanti missioni che gli sono state affidate nel suddetto terribile contesto. Lo si rileva dal Ministero della Difesa dello Stato (Ufficio Immatricolazioni – conflitto mondiale 1915-’18) con la nota che gli venne attribuita di “valido ed esperto”.

Entrammo in guerra in ritardo e con riluttanza nel 1915, incerti fino all’ultimo da che parte stare, appena 55 anni dopo la sbarco di Garibaldi a Marsala. Mezzo secolo è un tempo breve. L’Italia era una, ma non unita.

In quel tempo il giovane Leonardo Curti aveva conseguito “l’ottava classe”, corrispondente all’attuale licenza media inferiore e l’ambito brevetto di “Radiotelegrafista” brillantemente ottenuto a Crotone, che lo destinava a divenire Capo Stazione delle Ferrovie che univano la nostra Penisola. Rimasto presto orfano di padre, uno stimato falegname, si fece carico della bottega paterna e ne continuò il lavoro con apprezzata maestria e altrettanto presto contrasse il matrimonio con Anna Lorecchio di una stimata e altolocata famiglia locale che gli diede tre figlie.

I nostri nonni, molti dei quali che combattevano sulle Alpi (sempre in quel tempo), non sapendo perché e dove si trovassero, erano molto sconcertati e sconvolti, vedevano la neve per la prima volta e non era chiaro se avessimo perduto o vinto.

Quando si andava a scuola, per alcuni lustri, nel secondo dopoguerra, non si cantava l’inno nazionale, come per esempio si faceva perfino anche in Texas o in California con la mano sul petto, God Bless America (Dio benedica la nostra patria). In classe, i nostri insegnanti ci parlavano delle camicie rosse, ma quelle del Risorgimento, e l’eroismo dei nostri fanti sul Piave.

Non passa lo straniero. Almeno ormai era chiaro chi fosse.
Il tricolore sventolava alle partite di calcio quando giocava l’Italia, i giocatori all’inno restavano a bocca chiusa. Era un nazionalismo tinto di azzurro, il colore dei Savoia: Casa Savoia la si vedeva dovunque e sempre.

Quando si intonava “Fratelli d’Italia” che non piaceva (dicevano in molti) dovrebbe essere “Addio mia bella addio…”, che prosegue «…se non partissi anch’io sarebbe una viltà». Meno marziale e forse più sincero.

Papa Benedetto XV – Pontefice tra il 1914 e il 1922 – la definì «un’inutile strage». La Prima Guerra Mondiale fu un massacro in cui 650mila italiani persero la vita: in questo tragico elenco troviamo il venticinquenne Leonardo Curti di Cariati. Un milione di loro rimasero feriti o mutilati. Oltre 70  milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa), in cui oltre 9 milioni non tornarono a casa. Si dovettero registrare anche 7 milioni di vittime civili, anche per le conseguenti carestie ed epidemie che il terribile conflitto produsse.

Leonardo Curti si era alzato dalla base marittima di Ancona, la mattina, all’alba, del 24 ottobre 1917 e fu subito colpito dalla contraerea austriaca. Il dirigibile che pilotava aveva il pesante carico di 9 fucilieri e 3 bombardieri caddero tutti nel mare Adriatico, ne vennero recuperati solo 10, era un’aeronave a struttura rigida della Zeppelin, silenzioso, stabile, sicuro nonostante l’uso di gas idrogeno, costruito nel 1910 in Germania.

Leonardo Curti - dirigibile

Modello del Dirigibile Zeppelin su cui volava Leonardo Curti

Il Conte Ferdinando Von Zeppelin ne produsse 119 tra il 1908 e il 1938, il Governo italiano ne acquistò appena 6 e ressero fra le due guerre le rotte transoceaniche con gli USA. Il declino avvenne con l’avvento del Nazismo.

Alla cerimonia funebre, celebrata ad Ancona, partecipò anche il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, al termine della quale decise di onorare le salme recuperate, conservandole nel sacrario di Redipuglia dove rispondono Presente tutti i nostri grandi eroi della Prima Guerra Mondiale. Un “Presente” all’appello dei loro comandanti e alla nostra Storia come fratelli tutti: per la condivisione di un cammino. Essi combatterono, infatti, per dare un senso alla vita, alla vita di tutti. L’Amministrazione Comunale di Cariati di allora ha tenuto a ricordarlo, inoltre, con una solenne commemorazione civile nel vecchio Municipio (Piazzale Roma) alla presenza di tutte le autorità politiche, civili, militari e religiose, poi ne seguì un’altra più toccante nel Duomo di Cariati alla presenza di tutta la cittadinanza: che ha voluto rappresentare la Calabria attiva e protagonista nel contesto del potenziale che l’Italia ha espresso per la vittoria della Prima Guerra Mondiale.

Nel 1919, per commemorare la vittoria italiana nella Grande Guerra, veniva istituita la festa del 4 Novembre che celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che furono determinanti. Il giorno è quello della resa dell’Impero Austro-Ungarico.

Alle porte del futuro si giunge solo attraverso il recupero del passato, o almeno di quel passato che non corre il rischio di dissolversi nella frana dell’oblio.